L’età dell’oro è davvero tornata? Da inizio 2019 il metallo giallo ha visto un incremento delle quotazioni pari al 9% a oltre 1.400 $ all’oncia, livello che non si raggiungeva dal 2013. Si tratta di un “bene rifugio”, ma come è stato ampiamente dimostrato le sue quotazioni non sono direttamente correlate all’andamento del PIL statunitense né tanto meno al principale indice di Borsa USA, il S&P 500.
Molto maggiore è la correlazione con l’andamento dell’inflazione e dei tassi di interesse, e questi ultimi sono legati a doppio filo alla politica adottata dalle principali banche centrali. In Europa, in vista del passaggio del testimone alla guida della BCE il prossimo 31 ottobre tra Mario Draghi e la neo-designata Christine Lagarde (già al Fondo Monetario Internazionale), sembrano per ora fugati i timori dell’avvio di una politica monetaria restrittiva e non è anzi escluso un ulteriore taglio del costo del denaro. E negli USA il Governatore della FED Jerome Powell ha dato forti segnali verso ulteriori tagli dei tassi a breve per sostenere l’economia americana.
In queste circostanze l’oro, che non paga tassi di interesse, continua a rappresentare un investimento interessante. Un recentissimo report della casa d’investimenti americana Goldman Sachs ha alzato da 1.425 a 1.475 $ l’oncia il prezzo obiettivo dell’oro a 12 mesi; e qualora le richieste di sussidi di disoccupazione negli USA continuassero a scendere, dato che secondo gli economisti indica lo stadio finale di un ciclo economico, l’oro tornerebbe a rappresentare per gli investitori uno “scudo” contro la recessione o quanto meno la stagnazione economica, e pertanto le quotazioni potrebbero spingersi anche oltre i picchi del 2016 (1.600 $ l’oncia), dato che i fondi di investimento ETF potrebbero incrementare le posizioni in oro anche solo a scopo di diversificazione.
Non solo: anche le banche centrali stanno incrementando gli investimenti in oro. Secondo quanto indicato dal report del World Gold Council (associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere), nel primo trimestre 2019 la domanda di oro da parte delle banche centrali è balzata del 68%, a 145,5 tonnellate, rispetto allo stesso periodo del 2018. E anche gli ETF hanno contribuito con un rialzo del 49% a 40,3 tonnellate. Solo grazie a banche centrali ed ETF la domanda complessiva di oro è salita del 7% a 1.053,3 tonnellate, dato che la richiesta da parte dei comparti della gioielleria, dell’elettronica e dell’oro da investimento (lingotti e monete) è rimasta pressochè stazionaria.
Per l’intero 2019 Goldman Sachs stima per le banche centrali acquisti di oro per circa 750 tonnellate, a fronte delle 600 del 2018; ciò soprattutto per effetto di diversificazione e di ricostituzione di riserve auree da parte della Russia (che dovrebbe acquistare 300 tonnellate di oro contro le 270 del 2018) e della Cina, che nei mesi di aprile e maggio 2019 ha iniziato a incrementare gli acquisti di oro a 15 tonnellate mensili contro le 10 dei mesi precedenti. Non è da escludersi che tali operazioni vengano effettuate anche a scopo cautelativo in relazione alla politica protezionistica intrapresa dagli Stati Uniti.
Il World Gold Council, in un report dell’11 luglio 2019, sottolinea che durante i periodi di tassi reali negativi i rendimenti offerti dall’oro sono pari a oltre il doppio della media di lungo periodo. E la politica accomodante della FED, che potrebbe ridurre i tassi più di una volta entro fine anno, offre buone prospettive per gli investimenti in oro. Molti strumenti di investimento tradizionali, in particolare bond governativi dei Paesi a più elevato rating (Stati Uniti, Australia, Canada, Danimarca, Svezia, Svizzera, Giappone, USA), evidenziano già tassi reali negativi.
Il recente incremento dal 10% al 12,5% dei dazi sull’importazione di oro annunciato a sorpresa dal Governo indiano (l’ultimo aumento risaliva al 2013) potrebbe ridurre la domanda complessiva di oro da parte dell’India, secondo importatore mondiale dopo la Cina con una quota del 23%. Si tratta però di metallo destinato prevalentemente alla produzione di gioielleria e non a scopo di investimento. Per contro la Reserve Bank of India, dopo che gli USA hanno tolto all’India l’esenzione dei dazi all’import di alluminio e acciaio di cui in precedenza beneficiava, potrebbe, secondo Goldman Sachs, seguire la via delle altre banche centrali verso il graduale incremento delle riserve auree. Se non è detto che sia tornata l’età dell’oro, potrebbe invece essere tornata la corsa all’oro.